Tra Costituzione e Umanità: lo sguardo lucido del Prof. Renato Briganti
21 maggio 2025
Renato Briganti, Professore universitario e Presidente della ONG “Mani Tese”, ha lasciato un segno profondo nel cuore dell’incontro di Napoli, arricchendolo di contenuti, visioni e domande fondamentali.
Il suo intervento si è mosso tra due piani intrecciati: quello dell’analisi costituzionale e quello dell’esperienza concreta, maturata nei contesti internazionali più fragili. Con uno sguardo che parte dalla nostra Carta Costituente ma arriva ai margini del mondo, ci ha ricordato come la Costituzione, pensata “per le prossime generazioni e non per le prossime elezioni”, contenga già in sé un progetto politico fondato sulla pace, sulla solidarietà, sull’apertura verso l’altro.
Ha parlato di un mondo in cui la paura detta l’agenda, dove “l’altro da me” non è più occasione di arricchimento ma fonte di minaccia. Un mondo in cui la risposta sembra essere la chiusura, il riarmo, il protezionismo. Ma proprio in questo scenario – che definisce “preoccupante” – l’unico ancoraggio possibile è la Costituzione. Non solo come testo giuridico, ma come bussola per ritrovare l’umano nel politico.
Ci ha portati in Asia, Africa e America Latina, nei conflitti dimenticati che non trovano spazio nei notiziari. E ci ha riportati nel Mediterraneo, oggi divenuto un “mare di morte”, simbolo della distanza crescente tra Nord e Sud del mondo. Uno squilibrio crudele che si riflette anche dentro casa nostra: nelle mense affollate, nella marginalità del Mezzogiorno, nella disaffezione crescente che porta metà del Paese a non votare più.
Ha parlato anche dell’astensionismo come rinuncia collettiva alla sovranità, ricordandoci che “la metà dei sovrani abdicano”. Parole che pesano, che ci interrogano, ma che contengono anche una proposta concreta: partecipare.
Partecipare come strumento per affrontare le diseguaglianze, come risposta alla solitudine civile, come pratica viva della democrazia.
In ultimo, ha citato Gaber e il suo invito a non smettere di sognare. Perché sì, la politica è ancora il luogo del sogno possibile. Ma, come ha detto lui stesso, “se abbiamo un problema tutti insieme e lo proviamo a risolvere tutti insieme, si chiama politica. E questa è la soluzione più praticabile, più necessaria”.
Ciò che ci ha lasciato non è solo un intervento di rara profondità, ma un insegnamento prezioso: la politica, quella vera, non si limita a gestire l’esistente. La politica prova a trasformarlo, con coraggio e visione. Ed è con questo spirito che Primavera continuerà il suo percorso.